E anche sto San Valentino ce lo siamo tolti dalle palle, e con lui una settimana disgraziata passata a piangere. Mi svegliavo di notte coi sudori freddi, in preda all’incubo dell’essere incinta per poi ridestarmi un secondo e infine urlare: “oh, dannazione ma io sono incintaaaaaa!”.
Vagavo per la libreria (anche io, come la mia dolce metà, sono libraia) e come un automa mi dirigevo verso il settore guide turistiche per fantasticare su tutti quei paesi, che nella mia testa, mai e poi mai avrei più potuto visitare perché convinta, tipo, che alle famiglie con bambini fosse vietato viaggiare.
Soprattutto però, un problema feroce mi affliggeva giorno e notte: “come lo dico alle altre?”.
Le altre sono ‘le altre parti di me’, ovvero le mie amiche. Si sa: sangue attira sangue, di conseguenza non mi sono mai attorniata di gestanti assidue frequentatrici di sale parto ma ovviamente di sei donzelle che distinguono un bambino da un cane solo perché uno non ha il pelo.
E’ presto detto che l’idea di comunicar loro che l’inquilino stava definitivamente prendendo la residenza, mi distruggeva psicologicamente. Temevo l’emarginazione sociale, l’allontanamento, l’esilio ecc. ecc. Ah sì, sono sempre stata fottutamente melodrammatica!
Invece, con mio enorme stupore, mi sono dovuta ricredere. Ognuna ha giurato amore incondizionato al pargolo e insieme abbiamo iniziato a pensare a tutte le future feste da organizzare giustificate dall’arrivo del moccioso.
Gli annunci ad amici e parenti, poi, sono stati una passeggiata di piacere anche perché tutti sono ovviamente molto felici. A dire la verità mia mamma è tutt’ora in un limbo tra l’entusiasta e il preoccupato tanto da dirmi che magari lo cresce lei il bambino. Rimaneva solo lo scoglio del lavoro perché entrambi lavoriamo nella stessa azienda e “ops, io e Davide stiamo insieme e sono incinta”…ecco è un po’ forte!
Tra i mille pensieri passavano le settimane e di conseguenza i pianti, i sudori e gli incubi ma non passava la frustrazione per la mia nuova condizione. Greg, (alias Davide alias il mio fidanzato) cavalcava quotidianamente le ondate del mio malumore non perdendo occasione di convincermi che quello che ci stava succedendo era F.A.N.T.A.S.T.I.C.O.
Tutti i giorni io non perdevo occasione di porgli dilemmi esistenziali fino a quando una sola sua frase ha messo fine a ogni mia titubanza:
IO: “Io non sarò mai come le altre madri”
D.: “Il bambino non vuole una mamma come le altre, vuole una mamma felice. E comunque non sarai mai come le altre…questo è vero”.
Forse la canzone de L’Orso dice la verità: “C’è un nuovo luogo da arredare”…la mia pancia.