Amami o faccio un casino

Amami o faccio un casino
Nel momento in cui Diego è venuto al mondo io non ho pianto. Neanche lui ha pianto.
Ci mancava poco che ci dessimo del lei e ci dicessimo buonasera. Lui però ha grufolato, io invece chiedevo anche ai muri che me lo facessero vedere e ululavo: “perché mugugna e non piange?? Perché??”. Probabilmente perché erano le 3 del mattino e lui da personcina educata qual è ha ben pensato di mantenere un profilo basso e non fare troppo rumore.
In compenso però, io dopo due ore, appena me lo sono ritrovata tra le braccia, con meno adrenalina in corpo, ho aperto i rubinetti. Lui mi ronfava addosso, cioè lui ronfava anche sulle contrazioni a dire il vero, e io gli piangevo sopra. È stato lì che il pelatino mi ha conquistata.
Durante la gravidanza il mio reflusso aveva raggiunto livelli attenzionabili dalla questura, cioè se aprivo bocca rischiavo l’arresto come piromane, quindi il pupo io me lo immaginavo moro, pieno di capelli e cicciottello. Bona, non c’avevo preso manco pegnente perché Diego è la miniaturina dell’arbitro Collina. Ma Collina non è esattamente ‘sta meraviglia!
Lui no perché è adulto, ma Diego è un neonato ed è la bellezza formato tascabile.
Non solo sta carino un bel po’ ma si fa pure volere bene e non solo da me che sono mamma sua. Fosse stato ciospo e urlante, a me toccava comunque volergli bene ma gli altri potevano far finta di nulla. Lui invece zitto zitto ha fatto innamorare tutti e sono felice che piaccia e che chi mi sta intorno se lo spupazzi ben bene.
Io infatti non sono mai stata gelosa del pancione e adesso non lo sono di Diego.
Ho tanti, tantissimi difetti, ma non ho un carattere geloso, magari tendo ad essere alpha, quindi un po’ dispostica, accentratrice e arrogante, ma gelosa o invidiosa quello no. Ed in particolare non lo sono mai stata nei confronti di questo bambino.
Non per chissà quale motivo alto, ma solo per il mio carattere egocentrico, ho sempre amato la carezza sul pancione. La trovavo una coccola nei miei confronti e un atto d’amore verso una creaturina che ancora nessuno aveva mai conosciuto ma che io custodivo.
Adesso spingo perché l’amica, la conoscente, la nonna, il lontano parente, il vicino di casa, il cugino dell’amico ecc, tengano in braccio il bambino. Voglio che lui si abitui da subito ad amare le persone e ad avere fiducia nel prossimo. Voglio che impari che in compagnia si sta bene e che la vita è là fuori e non l’ambiente protetto di casa. Lo voglio consapevole della possibilità che le persone lo feriscano e che a volte il mondo fa soffrire, ma è per quello che esistiamo noi.
Che lui non è nostro ma la mamma e il babbo esistono per raccogliere i pezzettini di cuore e rimetterlo in sesto e renderlo un uomo più forte.
E soprattutto ora ci siamo perché quando ci guarda pare cantare Coez: “Amami o faccio un casino”.

Amami o faccio un casino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *