Mamma a(b)braccio

Mamma a(b)braccio
Prima che incrociassi il Dudi sulla mia strada, io di bambini non ne sapevo niente.
Forse sarò ripetitiva, ma non lo dico per dire, fino all’anno scorso se mi parlavate di faccende neonatesche o stazioni orbitanti era la stessa identica cosa.
Non che adesso possa vincere il Nobel per la Maternità ma quell’infarinatura generale per farlo sopravvivere ce l’ho.
Facendo un breve check, le cose che sapevo erano due: il come e il quando dei mocciosi.
Sapevo come si fa un bambino anche perché altrimenti non sarei qui a scrivere tutti i fattacci miei e del Dudi ma piuttosto non mi era chiaro il come NON si fa un bambino.
Sapevo che la gravidanza dura nove mesi, mese più mese meno, perché comunque mi era già capitato di incontrare una donna incinta e che passati questi mesi ad un certo punto si partorisce, ma per il resto totalmente capra.
Partendo proprio dalle basi, tipo l’alimentazione, durante la mia gravidanza ho notato una certa accesa diatriba tra chi allatta al seno e chi da l’artificiale. Bene, io pensavo che i neonati potessero tranquillamente prendere il latte vaccino. Quindi figuratevi il mio stupore quando ho scoperto che dalle tette usciva il latte e che esistono più formulati per bebè che tipi di scarpe.
Inoltre, avevo già sentito in passato il termine svezzamento ma non riguardandomi da vicino non mi ero mai interessata. Quando la pediatra mi disse che verso i sei mesi sarebbe cominciato lo svezzamento e se già mi ero fatta un’opinione o informata al riguardo, io dissi: “Asdsdgsnpomento? Ehm, sì, allora mi faccia pensare. Ah ecco, per afbuitjmento si intende…Ma guardi, egregia dottoressa, mi fido ciecamente di lei e del suo parere, mi illustri pure questo argomento”.
Mi sentivo tipo alle superiori quando il lunedì mattina la prof. entrava in classe e io appoggiavo la fronte sul banco promettendo a Gesù che dalla domenica successiva sarei sempre andata in Chiesa se faceva il miracolo di non farmi interrogare.

Tanto per dirne un’altra non sapevo che i pupi non sanno soffiarsi il naso.
Cioè la cosa più banale in assoluto non sanno farla, quindi un raffreddore in un bebè diventa tutto un lavoro da mezz’ora per noi e un tortura per lui, in cui gli devi sparare su per il naso la soluzione fisiologica e poi aspirare con un’ attrezzo le caccole finchè non ti accorgi che nel mentre ti è esploso un polmone.
Ma voi la fisiologica l’avete mai provata? Sappiate che la sensazione è quella di affogare nell’acqua di mare. Ora che lo so, ogni volta che gliela spruzzo in quel micronaso mi sento un mostro e probabilmente Diego mi odierà fino alla fine dei suoi giorni.

Ma poi ci sono milioni di altre cose che non sapevo: non sapevo cambiare un pannolino e soprattutto non sapevo farlo con lui tutto ranocchiato tipo cartapesta e cacato fino al collo che intanto piscia il pannolino pulito, se va bene, non sapevo che la loro testa fosse come il pupazzo di Elvis sul cruscotto e ancor di più non sapevo di essere dotata di tutta questa pazienza.
Eh già, perché io mi incazzo 300 volte al giorno per 3 secondi e mi passa subito, diciamo che ho questo carattere che si inalbera facilmente ma da quando il pupetto abita da noi, ho scoperchiato il vaso di pandora della pazienza.
Mi incazzo ancora parecchio e mamma di sicuro non ci sono nata ma a quanto pare ho davanti diversi anni per imparare ad esserlo.

Nel frattempo abbraccio il Dudi.

Mamma a(b)braccio

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