#quellavoltache nasce da una chiaccherata con Alice, una ragazza conosciuta su Instagram e diventata amica nella realtà. Quelle storie alla Catfish, perché poi ci siamo scoperte, non solo entrambe riminesi, ma pure vicine di casa.
#quellavoltache vuole raccontare i nostri momenti straordinari. Ma anche raccogliere i vostri instanti buffi, ironici o memorabili
Sono stata una ritardataria di Instagram.
Ho iniziato ad usarlo quando già tutti o quasi, avevano un account. Prima di questo profilo ne avevo un altro, ancora attivo ma ormai in disuso .
Dopo un’ inizio in sordina, con la maternità ho scoperto la magia di questo social. A dire la verità, su Instagram, sono anche nata un po’ come mamma. Mi sono affezionata a tante persone e alle loro famiglie. Appassionata al loro lavoro e ai loro hobby. Ho preso spunti, consigli e letto momenti di vita pazzeschi. Certe volte mi sorprendo raccontare a Davide: “Sai tizia? quella di Instagram, è andata lì e ha fatto questo.. “. Sì, certe esistenze mi conquistano!
Non è tutto oro quel che luccica!
Per tanta gente, quel numerino in alto, quello dei follower, nasce come gioco per poi diventare ossessione. L’ engagement diventa aria e gli insights pane quotidiano. Non è sbagliato piacere, a tutti piace piacere, ma non piacere ad ogni costo. È poco corretto mostrare una vita senza debolezze. Non dico che IG debba diventare la fiera della disgrazia ma non solo il ballo delle vanità.
Questo spesso è il mio limite su questo social. Ho provato a fare l’instagrammer convinta, far parte di gruppi, ma non ci riesco, se un profilo non mi piace fatico troppo a spingere il tastino “segui”.
Se un progetto, lungo la strada, perde valore assumendo connotati esasperati, o comunque a me non affini, non riesco più a farne parte.
Questo perché, nel mondo, quello vero intendo, spesso dobbiamo sottostare a regole dettate dal tempo, dal lavoro, dalle altre persone e dalla quotidianità. Qui invece ho scelto di creare un luogo artigiano, qualcosa che segua i miei ritmi, i miei modi e i miei colori.
