Colica nera

Colica Nera

I neonati hanno le coliche.
Non tutti i neonati, ma 2 su 3 esseri di questa specie nana ne sono soggetti.
Perché hanno le coliche? Non si sa. Si ipotizza.
L’immaturità intestinale è la causa più plausibile. Fino all’altro giorno al massimo ingurgitavano liquido amniotico, cacca e urina e adesso si strafogano di latte.
Difficoltà ad espellere aria, mi pare una causa valida. Un neonato non sa neanche chi è lui figurati se può localizzare il suo culo.
Situazioni esterne che somatizzano. Questa è una faccenda tutta new age però insomma nella pancia non è che avessero sto gran via vai, se ne stavano lì belli tranquilli finchè ad un certo punto gli tocca nascere. E allora li puliamo, li vestiamo, li trasportiamo, pannolini, faccioni che li baciano, rumori. ecc. Insomma ci sta anche che gli girino le palle e venga mal di pancia.
Sono più soggetti alle coliche i maschi delle femmine ma comunque anche le femmine le hanno.
Perché? Non si sa. Si ipotizza.
Probabilmente perché i maschi sono più voraci, più famelici e un po’ più agitati.
Quanto durano le coliche? Non si sa. Si ipotizza.
Possono durare sicuro fino ai 3 mesi, ma anche 4, addirittura 5 ma tra il sesto mese e l’anno di vita è certo che passino.
Grazie, davvero grazie per averci illuminato su cotanta conoscenza.
Insomma, non stiamo ipotizzando, l’abbiamo proprio capito, non si sa una beneamata minchia secca sulle coliche.

Diego ad oggi ha avuto un paio di episodi di coliche.
In base al comprensibilissimo linguaggio del corpo dei neonati, l’astuto genitore capisce che il suo mini pargolo ha le coliche perché stira le gambine e poi le ranocchia, cosa che fanno praticamente in continuazione tutti gli sdentatelli di due mesi. In più udite udite, si capisce che hanno mal di pancia perché piangono. Cioè, capite? Il neonato piange? Ah però, si sono fatti passi da giganti nel campo della neonatologia sperimentale sulle coliche.
Vabbè poi ti vengono a dire che il pianto delle coliche è disperato e inconsolabile però è anche vero che il pianto è l’unico modo che hanno i pupi per comunicare qualsiasi cosa, sempre e comunque.

Ma tornando al Dudi e ai suoi mostri nella pancia posso dire che fortunatamente siamo cascati abbastanza in piedi…almeno fino a ieri sera.
Per tutto il giorno il piccoletto è stato davvero intrattabile per una faccenda di cacca irrisolta.
Sul calar della sera questa faccenda assume dimensioni spropositate perché Diego pareva un pony (no cavallo perché è ancora piccolo) impazzito. Non stava steso, non stava in braccio, non stava nella sdraietta, non stava accucciato su di me, non stava seduto fra le gambe del babbo a molleggiarsi sulla fitball (cosa che adora), insomma non stava da nessuna parte. Era tutto un frigno misto pianto, insofferenza verso tutto tranne il biberon. Voleva mangiare ma poi si agitava nuovamente dopo la poppata, si sbatteva i pugnetti in testa, stropicciava gli occhi, faceva dei versi, muoveva convulsamente braccia e gambe e noi non sapevamo davvero come fare perché ogni cosa che in passato aveva calmato un paio di episodi di pseudocoliche non stava funzionando. E allora io opto per il pugno di ferro e a mezzanotte chiamo la guardia medica che mi dice di portarlo al PS pediatrico (cosa che reputavo esagerata, ma cosa faccio? non vado?).
Una volta caricato in macchina, il baby dalle mille risorse comincia a calmarsi.
Arrivati all’accettazione è un fiore, sfodera uno dei suoi miglior sorrisi all’infermiera che subito se ne innamora, benissimo: ci prendono per matti.
Mentre aspettiamo, il Dudi giustamente si rilassa nella sua carrozzina proprio come niente fosse mentre a casa neanche se stavi sui trampoli si calmava. Una volta dentro, il rospo del mio cuor, sorrideva a tutti tanto che la dottoressa chiama anche le altre infermiere a vedere Mr. Sorrisoni all’opera. Rideva mentre lo visitavano, nonostante la cacca aveva la pancia morbida e addirittura durante il sondaggio faceva dei versetti felici.

La dottoressa ci liquida alle 2.00 di notte con: “è stata una colichetta” e un sereno: “il bambino è il ritratto della salute. Arrivederci e buone feste”.
A lei e famiglia.

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