Quando distribuivano il senso materno, io, sicuramente, facevo la fila per prendere un gattino.
Mamma però mi ha sempre detto che lei i figli mica li voleva, il babbo aveva tanto insistito che addirittura ne hanno avuti due, cresciuti benissimo anche senza senso materno. A mamma non piacciano neanche i gatti, infatti da quando ha saputo che sono incinta è uscita fuori di testa intimandomi di eliminare il mio adorato Paolino, perché lo ritiene portatore dei mali dell’umanità.
Ha iniziato a elencarmi tutti i problemi che un gatto potrebbe arrecare al feto, va beh io piuttosto che disfarmi del gatto mi disfo di lei che comunque è un uccellaccio del malaugurio!
Una volta arrivati entriamo in uno stabile che è praticamente una stanza in disuso della Coop e un dottore dall’aria burbera ma gentile mi fa entrare. A quel punto ho detto a Greg di aspettarmi fuori ma il dottore mi ha guardato malissimo dicendogli a sua volta di entrare. Ok, poco male tanto devo fare un’ecografia esterna, fu il mio ultimo pensiero felice. Trionfante e con una sonda in mano, il dottore avvisa che: “Oggi, ragazzi, sentiremo il cuore del bambino”….Yeahhhhh, siiiii e poi il mio cervello ha iniziato solo a sputare fuori un susseguirsi di pensieri terribili come: ah, ecco, ma ma ma la sonda serve per un’eco interna se non erro, eh, ehm io, io, io, sarei un attimo imbarazzata che state tutti qua a guardare la patata a me mentre un tizio che manco conosco mi scruta là sotto.
Porco cazzo sono pelosa come uno yeti, ho delle mutande orrende, sì però nei film fanno sempre le ecografie esterne. Allora era tutta una menzogna, ditelo che era una grande menzogna a favore del complotto della maternità.
BUM BUM BUM BUM BUM BUM BUM BUM BUM BUM
“Ragazzi, questo è il battito del bambino” afferma il dottore come se ci stesse comunicando cosa aveva mangiato a pranzo.
Nella mia testa si fa il buio.
Greg diventa tutto rosso.
Per un lungo interminabile attimo ci guardiamo felici come mai prima.
A me la poesia mi ha sempre fatto schifo, ma in quel preciso momento l’unica cosa che poteva dare voce a quello che stavo sentendo era un verso della poetessa polacca Szymborska:
“Ascolta come mi batte forte il tuo cuore”