Perché l'argento sai si beve, ma l'oro si aspetta

Perché l'argento sai si beve, ma l'oro si aspetta

La prima volta che l’Inquilino ha dato segni di vita riconoscibili dall’essere umano Me era una domenica di maggio, precisamente il 21 maggio (lo so con precisione e non lo scorderò più perché è il compleanno della Sara, una delle mie più care amiche). Probabilmente questo feto qua è tutto fatto a modo suo perché per l’ennesima volta nulla è andato come doveva, secondo i romantici dettami tratti dal libro d’oro della Mamma top, Mamma love, Mamma cool. Non è stato come un battito d’ali di una farfallina del Madagascar, non è stato neanche come il fruscio di un petalo di fiore della Thailandia e neanche come un alito di vento che ti scompiglia i capelli sull’oceano indiano. No, la prima volta che ho sentito il suo movimento è stato come quando in pubblico sei costretta a trattenere una mega puzzetta rumorosissima e te la fai esplodere nella pancia. Bello oh, emozionante, momento unico e inenarrabile davvero, ma giuro che la sensazione era quella di quando ti scappa la cacca.

Ormai lo dovrei sapere che è inutile leggere cose che potrei avere simili alle altre donne, perché ovunque trovi papiri lunghi, pieni di minchiate e roba seria e io non mi sono mai presa sul serio neanche prima della gravidanza, figuriamoci se lo faccio ora. E non mi piace chi fa scendere tutto dall’alto perché l’istinto materno non credo proprio arrivi allo schioccare delle dita, ma cresce piano piano, giorno dopo giorno, come l’amore per una persona.  E io, cazzo, ne sono l’esempio lampante.
E poi va beh, ognuno ha l’Inquilino che si merita e il mio ad esempio sta tutto particolareggiato e sono certa che ci assomigliamo un sacco. Mi immagino uno sgarrupato mini-me.

Da quel 21 maggio Dieghino non mi ha più abbandonata e mi tiene un sacco di compagnia. Col passare delle settimane ho intuito alcune sue rassicuranti abitudini: gli piace de magnà e infatti fa le capriole ogni volta che ingurgito cibo, si sveglia sempre tardi e drizza le antenne quando, da stesa, appoggio la mia mano sulla pancia.
L’ altra mattina però missà che s’era galvanizzato più del solito perché appena sveglia ho avuto due contrazioni prendendo una paura fottuta, al ché gli ho fatto un discorsetto dicendogli che non mi pareva una buona idea nascere adesso dato che non sarebbe sopravvissuto. Gli ho detto “cioè, tutta sta fatica che abbiamo fatto io e te a cosa sarebbe servita se esci ora? Tu fino a cinque mesi fa manco c’eri e adesso hai due braccia, due gambe e un musino che ti ho fatto io e mi vuoi mollare? eh no, non ci sto proprio, adesso stai lì e aspetti come minimo due mesi, perché devi nascere e farmi incazzare e ti devo urlare: “come ti ho fatto, ti distruggo”.

Dico che ci assomigliamo, perché quello che lui fa nella pancia, io lo faccio nella vita: facciamo del casino tutt’ intorno. Infatti io mi reputo parecchio ingombrante e per quel che lo conosco posso dire lo stesso anche di ‘sto soggetto qua che comunque, ditemi voi, se uno che ti abita la pancia non è ingombrante?!

Perché l'argento sai si beve, ma l'oro si aspetta

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